Applicare divieti e imporre fermi biologici specifici, senza concordarli con gli operatori del settore e le associazioni di categoria è un grave errore.

Lo stop al prelievo dei ricci di mare nelle acque pugliesi senza la previsione di congrui ristori non può rappresentare una soluzione, oltre ad essere un abuso di diritto da parte del legislatore regionale.

Soprattutto quando in gioco c’è la tutela dei lavoratori, l’ambiente non può essere un pretesto per slogan la cui fondatezza scientifica è da verificarsi.

È urgente convocare un tavolo presso l’Assessorato all’Agricoltura e alla pesca con le imprese interessate, gli operatori del settore e le associazioni di categoria.

L’esempio da seguire è quello della Sardegna, dove già nel 2020 le associazioni, l’Assessorato, le aree marine protette e soprattutto i pescatori hanno iniziato a proporre uno stop alla pesca dei ricci di mare, costruendo una proposta condivisa nei confronti del governo regionale sardo.

Tanto che con legge regionale è stato imposto un fermo pesca fino al 2024, accompagnato da campagne di educazione alimentare e ambientale e un investimento di 2,8 milioni di euro per ristorare i soggetti danneggiati.

In Puglia è stato fatto esattamente il contrario, nessun coinvolgimento o parere scientifico e soprattutto nessun impegno di spesa in grado di supportare i pescatori e le imprese!

Adesso che la Giunta Regionale deve procedere nell’esecuzione di questa norma votata in modo populistico, si faccia ammenda e l’Assessore istituisca con urgenza un tavolo con i soggetti interessati.

Paolo Greco – Coordinatore Provinciale Azione

Ada Fiore – Massimo Toma – Coordinatori Provinciali Italia Viva