“Nulla in contrario ai dissalatori, ma occorre capire i costi-benefici e il perché nel giro di due anni è scomparso quello del CIS Taranto, vantato dall’ex sottosegretario Turco e sostenuto da Emiliano, per far ricomparire quello del Tara per una spesa di 100milioni. E in tutto questo quadro d’incertezza rimangono al palo la rifunzionalizzazione dei depuratori Gennarini-Bellavista con l’utilizzo dell’acqua affinata da parte dell’ex ILVA, così da portare l’acqua risparmiata del Sinni – circa 500 litri al secondo – nella diga Pappadai, purtroppo abbandonata al suo destino come monumento allo spreco. E andiamo di annuncio in annuncio, più o meno come il poeta di fratta in fratta e chissà dove.”

Lo dichiarano il Consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, i Consiglieri Sergio Clemente, Ruggiero Mennea, capogruppo, il responsabile regionale acqua di Azione Nicola Di Donna e la coordinatrice provinciale di Azione Taranto Angelita Salamina.

“Una storia come al solito piena di annunci per poi tornare al punto di partenza.
È la storia dei depuratori Gennarini-Bellavista, dell’acqua potabile usata dall’ex ILVA, della diga Pappadai monumento allo spreco e dei dissalatori che appaiono, scompaiono e riappaiono.
L’ultima puntata comincia il 12 giugno 2020 presso la Prefettura di Taranto, alla presenza dell’ex sottosegretario Mario Turco, del prefetto, della regione, di Aqp e di altre autorità ed enti. Argomento, i reflui affinati dei depuratori Gennarini-Bellavista e la volontà del Governo nazionale di imporre ad ArcelorMittal l’uso dell’acqua trattata e quindi il rispetto della prescrizione AIA ritenuta legittima dai giudici amministrativi, così da evitare l’utilizzo dell’acqua potabile del Sinni e quindi utilizzarla per mettere in esercizio la diga Pappadai. Tutti d’accordo, fu l’esito di quella riunione, per un costo previsto di 14milioni e con una chiara unità d’intenti tra Governo nazionale, Regione e AQP. ArcelorMittal, però, contestava con una lettera del 3 agosto 2020 l’orientamento emerso nella riunione in prefettura, segnalando l’incompatibilità dell’acqua affinata per gli usi industriali: opinione, questa, rintuzzata con determinazione con una nota AQP dell’11 agosto 2020.
Sembrava andare tutto nel verso auspicato così da risolvere un annoso problema, sino a quando non si apprendeva la volontà del Governo nazionale, Regione Puglia e AQP, d’indirizzarsi verso la realizzazione di un dissalatore, al posto della rifunzionalizzazione degli impianti Gennarini Bellavista, così come riferito nell’audizione in V Commissione dell’8 febbraio 2021. In particolare, fu dato atto della volontà di realizzare un dissalatore al di fuori del perimetro dello stabilimento ex ILVA, affinché l’acqua prodotta potesse essere utilizzata per finalità più estese rispetto a quelle industriali: tale programma aveva dalla sua la possibilità di essere realizzato più in fretta rispetto ai dieci anni di lungaggini burocratiche calcolate per la rifunzionalizzazione del Gennarini-Bellavista. Peraltro, il costo di realizzazione del dissalatore sarebbe stato posto a carico dell’ex ILVA, con una partecipazione della Regione in virtù della costruzione fuori dal perimetro industriale e quindi con destinazione dell’acqua a usi plurimi. Il tutto sarebbe stato portato a termine, ovviamente, nel giro di pochissimo tempo, con cronoprogramma da stabilirsi nelle settimane successive.
Due mesi dopo, precisamente all’audizione in V Commissione dell’8 aprile 2021, convocata proprio per conoscere il cronoprogramma, la disponibilità dell’ex ILVA di farsi carico del programma di costruzione del dissalatore e la localizzazione, i rappresentanti del Governo regionale comunicavano l’assenza di novità e quindi l’impossibilità di indicare un cronoprogramma.
Da quel momento non si è saputo più nulla.
Nelle scorse settimane, invece, è ricomparso il vecchissimo programma del dissalatore del Tara, per un costo di 100milioni e senza avere alcuna notizia – nemmeno in termini di costi benefici – per valutare l’iniziativa e inserirla nel contesto più largo del bilancio idrico, della sostenibilità ambientale, del risparmio idrico per tutti gli usi, così come prescritto dalla disciplina europea e nazionale, e del destino della diga Pappadai e dell’incivile uso a scopi industriali dell’acqua per uso potabile del Sinni. Argomenti su cui abbiamo già chiesto una nuova audizione con Assessore,
dirigenti regionali variamente interessati, in particolare di quelli competenti sul bilancio idrico regionale, e Aqp.”