“La concessione ad AQP scade il 31 dicembre 2025. Domani. Per questo bisogna correre e coinvolgere i comuni nel capitale di AQP cedendo gratuitamente un’azione a ogni comune, costituire un Comitato composto dalla Regione e dai comuni per il controllo analogo e affidare il servizio sino al 2046. È una soluzione economica, rispettosa della normativa e comoda, per preservare la gestione pubblica in una regione priva di acqua, in cui l’eventuale gestione privata, assegnata attraverso una gara, non sarebbe nemmeno immaginabile.
In questo senso e per raggiungere questi obiettivi abbiamo depositato oggi una proposta di legge.”

Lo comunicano il Consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, i Consiglieri regionali Sergio Clemente, Ruggiero Mennea, capogruppo, e il responsabile regionale acqua Nicola Di Donna.

“La proposta di legge provvede ad affidare dal 1° gennaio 2026 al 31 dicembre 2046 ad Acquedotto pugliese S.p.A., società pubblica detenuta al 100% dalla Regione Puglia, il servizio idrico integrato della Puglia.
Com’è noto, infatti, la data di scadenza della concessione del servizio (con legge statale) ad AQP è prevista per il 31 dicembre 2025, determinando l’avvio di una gara per il nuovo affidamento e disperdendo – così facendo – il valore pubblico della secolare gestione di AQP.
È chiaro che la soluzione ottimale sarebbe quella di eliminare la data di scadenza dell’attuale concessione, ma tale prospettazione potrebbe pure trovare punti di vista contrari e perciò conviene premunirsi per tempo, organizzando un sistema gestionale fondato sull’affidamento in house providing e nel solco dell’attuale normativa statale.
L’insistenza sulla necessità di procedere con affidamento diretto ad AQP non risiede in un atto di “disobbedienza” alla normativa europea sulla gestione dei servizi pubblici, ma è l’esito di un processo di approfondimento fondato sulle peculiarità idro-geo-morfologiche della Puglia, che non giustificano scelte gestorie di tipo ordinarie, pena insormontabili difficoltà nella gestione. E su questo basti pensare al problema del necessario trasferimento dell’acqua dalle regioni limitrofe – in particolare Campania e Basilicata -, per cogliere il complesso groviglio di potestà pubbliche che devono essere necessariamente poste in armonia, per cui una gestione del servizio non affidata a un gestore interamente pubblico, come AQP, potrebbe comportare molteplici problemi interdittivi e quindi una peggiore qualità del servizio.
In questo senso si muove la nostra proposta di legge, con il necessario coinvolgimento dei comuni pugliesi per assicurare il realizzarsi dell’impostazione legislativa vigente in materia di affidamento in house providing, ovvero attraverso l’esercizio del “controllo analogo” a quello che esercita sui propri servizi, da parte del committente sul soggetto affidatario, e la necessità che il soggetto affidatario realizzi la parte più importante della propria attività con l’ente committente che la controlla. Solo al ricorrere di tali condizioni è prevista la possibilità di procedere all’affidamento del servizio senza gara.
Ricapitolando e seguendo l’impostazione dell’articolato depositato, emerge il seguente schema legislativo.
La proposta di legge provvede a istituire (articolo 1 della proposta) il Comitato per il controllo di Acquedotto Pugliese S.p.A. (AQP) – in seguito Comitato – dal 1 gennaio 2026 al 31 dicembre 2046, al fine di assicurare la natura pubblica e la gestione unitaria del servizio idrico integrato, nonché per meglio corrispondere alle particolari condizioni geomorfologiche connotate dalla scarsità in territorio regionale di acqua e dalla conseguente necessità di preservare un sistema interregionale di captazione, adduzione e distribuzione, con modalità idrauliche interconnesse, unicursuali, legate al sistema della depurazione dei reflui e del riuso a mezzo di procedure di affinamento o potabilizzazione.
Il Comitato sarà costituito dalla Regione Puglia e da tutti i comuni pugliesi, allo scopo di esercitare in forma congiunta le funzioni del controllo analogo su AQP, quale affidatario della gestione del servizio idrico integrato della Puglia, ai sensi dell’art 16 del Decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175 (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica), e (articolo 2 della proposta) sulla base di un atto di Convenzione e disciplina del servizio, predisposto dalla Giunta regionale e approvato dal Consiglio regionale entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente, ai sensi dell’articolo 30 del Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali). L’atto di Convenzione avrà natura obbligatoria, ai sensi dell’art. 30, comma 3, del Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e dovrà essere sottoscritto dalla Regione e dai comuni pugliesi entro 30 giorni dall’approvazione del Consiglio regionale.
A questo punto s’inserisce la necessità dell’ingresso dei comuni nel capitale azionario di AQP, tenendo conto che il capitale sociale è formato da 8.020.460 azioni, ognuna ha un valore nominale di euro 5,16 e il possesso è al 100% della Regione Puglia.
Per realizzare quanto detto, la Regione Puglia trasferirà (articolo 3 della proposta) a titolo gratuito ad ogni singolo comune pugliese (anche se nel corso dell’attività di esame della proposta si potrebbe valutare – considerata l’esiguità del costo – anche il trasferimento a titolo oneroso, qualora in tale soluzione si ravvisasse una maggiore congruità con le norme di finanza pubblica o con quelle di gestione dei beni immobili e mobili degli enti pubblici) un’azione della Acquedotto pugliese S.p.A., al valore nominale di euro 5,16 ed entro 30 giorni dalla sottoscrizione dell’atto di Convenzione.
La proposta di legge contiene norme organizzative relative al comitato, prevedendo che il Comitato (articolo 4 della proposta) deve essere un organo collegiale composto dal Presidente della Giunta regionale o suo delegato, che lo convocherà e presiederà, e da sei sindaci eletti dall’Assemblea dei sindaci. L’Assemblea dei sindaci sarà convocata dal Presidente della Giunta regionale, eleggerà i sei componenti, con votazioni separate e a maggioranza dei partecipanti alla votazione, nel rispetto dei seguenti criteri di rappresentatività: un componente in rappresentanza dei sindaci di comuni con popolazione sino a 5.000 abitanti; un componente in rappresentanza dei sindaci di comuni con popolazione da 5.001 a 15.000 abitanti; un componente in rappresentanza dei sindaci di comuni con popolazione da 15.001 a 30.000 abitanti; un componente in rappresentanza dei sindaci di comuni con popolazione da 30.001 a 50.000 abitanti; un componente in rappresentanza dei sindaci di comuni con popolazione da 50.001 a 100.000 abitanti; un componente in rappresentanza dei sindaci di comuni con popolazione con oltre 100.000 abitanti. Seguono, sempre nell’articolo 4, norme di dettaglio sul funzionamento dei Comitato.
Circa le funzioni del Comitato (articolo 5 della proposta) sono previste quelle classiche d’indirizzo e controllo e quelle più specifiche in materia di designazione o revoca dell’Amministratore unico e del Direttore Generale; approvazione e modica dello Statuto, ovvero di ogni atto riservato ai soci; approvazione dell’atto di organizzazione; approvazione della proposta di piano strategico e industriale; approvazione del bilancio; aumenti o riduzioni del capitale; costituzione o partecipazione a società; partecipazione a gare per l’affidamento del servizio al di fuori dell’ambito Puglia o ad altre attività diverse dal servizio idrico integrato.
Ma la proposta di legge non è, né vuol essere, solo decisione politica, norme e cavilli. Bisogna ammetterlo, concludendo la relazione illustrativa.
La proposta di legge ha molto di storia della Puglia trasformata nell’epopea dell’Acquedotto, quella che solleva i pugliesi dalla sete, dalla malattia e dalla morte con un inaudito, “sanguinante” e straordinario atto ingegneristico: “deviare” la foce del fiume Sele dal Tirreno all’Adriatico. E tutto ciò per dire ancora una volta, come Matteo Renato Imbriani, “Vengo dalla Puglia assetata d’acqua e di giustizia”